Tanta attesa per uno Sgarbi "Sgarbato"
12 Agosto 2012
Feliciana Mariotti
Archivio 2012
(foto Feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com)
(f.m.) L'8 agosto, per l'Aperitivo con l'Autore al Grand Hotel Savoia, molti si sono alzati e se ne sono andati per l'atteggiamento del protagonista della mattinata a dir poco “sgarbato”, anzi maleducato. Più di duecento spettatori invece hanno deciso di aspettare. Vittorio Sgarbi si è fatto attendere per più di un'ora e alla fine alle 12.10, con aria trafelata, è arrivato.
Il critico d'arte, che è in giro per l'Italia a presentare il suo libro, si è giustificato dicendo di essere sicuro che l'incontro fosse previsto per il pomeriggio.
Poi ha chiesto un registratore e ha incominciato a parlare...
Dopo aver affermato di essere tacciato come persona che non ama l'arte contemporanea, ha specificato che non ama quello che non gli sembra degno di essere né contemporaneo, né antico. “L'arte contemporanea - ha detto - è abbastanza facile da riconoscere perché è un avvenimento del nuovo, ossia un nuovo modo di vedere la realtà”. Il critico ha poi formulato degli esempi come il ragazzo down esposto da Gino de Dominicis o i bambolotti impiccati all'albero di Milano, posizionati da Maurizio Cattelan; tutti esempi che, fra teatro e rappresentazione, non possono essere indicati come un'unica opzione dell'arte contemporanea. L'arte ha diverse opzioni e possibilità.
“A volte un semplice oggetto - ha affermato - diventa opera d'arte nella percezione del luogo in cui stanno, o dovrebbero stare, le opere d'arte”.
Per Sgarbi certi lavori “sono nostri contemporanee a dispetto sia della loro che della nostra data di nascita. Hanno una vita più lunga di coloro che li hanno creati”. La contemporaneità per lui non è un dato cronologico. Fino a terminare col dire, reso esplicito nel suo libro, che “l'arte contemporanea è l'arte contemporanea per tutti, e la mia interpretazione dell'arte contemporanea è molto semplice: dipende dai miei limiti”, cioè “dal fatto che ognuno sa quello che conosce e l'estensione della creatività artistica, anche per i più curiosi, è talmente vasta da non consentirci di vederne i confini”.
Non sono mancati i riferimenti polemici a un tipo di biennale, al lavoro svolto dai critici e alle scelte di inserire opere d'arte in un determinato contesto o esempi di provocazioni come quella del Museo Pecci di Prato che scandalizzò mezz'Italia quando espose la "Cloaca Turbo" dello scultore belga Wim Delvoye, una gigantesca e complessa "macchina digerente in vetro e acciaio, lunga 16 metri, in grado di mangiare 125 pasti al giorno e di produrre 40 chili di "merda", lo stesso escemento delle scatolette metalliche di Piero Manzoni, contenenti, appunto, "30 grammi di merda d'artista conservata al naturale". Esempi, questi, in cui si esprime l'arte contemporanea.
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