SULLE ORME DEI DINOSAURI NELLE DOLOMITI
24 Luglio 2014
Feliciana Mariotti
Archivio 2014
Fece scalpore la notizia che nei primi anni Ottanta sulle Dolomiti vivevano i dinosauri. Lo aveva scoperto il fiuto per le tracce del lontano passato di un grande appassionato di montagna, Vittorino Cazzetta, cui è intitolato il Museo di Selva di Cadore, supportato dalla competenza scientifica di uno dei maggiori studiosi italiani delle orme di dinosauri, il paleontologo Paolo Mietto. Quei buchi strani e misteriosi allineati su un masso divenuto famoso alla base del monte Pelmetto permisero di documentare, per la prima volta, la presenza di dinosauri nel territorio italiano. Nel settembre del 2011, durante una campagna speleologica, organizzata dall'Associazione di Esplorazioni Geografiche La Venta, un gruppo di esperti e appassionati di geologia e paleontologia ha individuato una possibile pista di impronte di dinosauro sullo spallone nordorientale del Monte Pelmo, a circa 3.040 m, che le classifica come le più alte d’Italia e tra le più alte d’Europa, seconde solo ad alcuni siti in Svizzera. Le orme, impresse sulla formazione dei Calcari Grigi, sono anche le prime orme del Giurassico ad esse- re state rinvenute nelle Dolomiti Bellunesi. L’esplorazione dell’area è ripresa nel settembre del 2012: quattordici speleologi hanno raggiunto in elicottero due campi di quota (lo spallone nordorientale e il catino del Caregon, sotto la cima principale della montagna) e nel corso di due giornate si sono occupati di ripulire la superficie rocciosa. Il risultato di questo lavoro è stato il rinvenimento di undici orme, organizzate in due piste distinte, probabilmente attribuibili a due dinosauri diversi (come suggerirebbero la loro forma e la lunghezza del passo). Dal rilievo fotogrammetrico della superficie si è ottenuto un modello tridimensionale che ha consentito un esame molto accurato delle impronte. Questa analisi ha rivelato che le depressioni ritrovate sono quasi tutte circondate da una sorta di orlo in rilievo, detto “bordo di espulsione”, che conferma che la loro presenza sulla superficie non è da attribuire a cause legate al carsismo della roccia, bensì all’impressione di un oggetto nel sedimento. Purtroppo il cattivo stato di conservazione, dovuto alla natura carsica della roccia e all’esposizione agli agenti atmosferici, non permette di determinare quale tipo di dinosauro abbia lasciato le tracce; tuttavia, la loro disposizione indica che sono state impresse da un dinosauro bipede, e se si considerano i pochi dettagli superstiti e le dimensioni delle impronte (circa 15-20 cm di lunghezza), è probabile si tratti di un dinosauro teropode di taglia media. Gli aggiornamenti e gli ultimi ritrovamenti sono documentati nella seconda edizione del volume Dinosauri nelle Dolomiti, fresco di stampa ed edito dalla Fondazione Giovanni Angelini - Centro Studi sulla Montagna. In vendita presso La Cooperativa di Cortina.
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