DAL 10 SETTEMBRE A PALAZZO ZABARELLA (PD) MOSTRA: "ZANDOMENEGHI DALLA VENEZIA DI CANOVA ALLA PARIGI DEGLI IMPRESSIONISTI"
05 Aprile 2016
Feliciana Mariotti
Archivio 2016
A Padova, Palazzo Zabarella dedica, dal 10 settembre all’11 dicembre 2016, una grande antologica a Federico Zandomeneghi (Venezia 1841–Parigi 1917), pittore della vita moderna, il cantore della donna emancipata, rappresentata nei vari momenti della quotidianità, dal rito della toilette alla passeggiate al Bois, dalla lettura alle serate mondane a teatro.L’esposizione, curata da Francesca Dini e Fernando Mazzocca, promossa dalla Fondazione Bano, presenterà cento opere, che ripercorrono, fin dai suoi esordi, la straordinaria carriera di Zandomeneghi, testimone e attore principale del passaggio da un naturalismo impegnato, con quadri di denuncia sociale, a una pittura che ha saputo interpretare in maniera molto personale le novità dell’Impressionismo. Attraverso uno stile inconfondibile e un uso raffinatissimo della tecnica del pastello, Zandomeneghi ha fissato sulla tela, le fisionomie, i gesti, il fascino della Belle Époque, creando l’immaginario femminile della donna parigina. Di Parigi, la città che lo accolse e lo vide protagonista con Giovanni Boldini e Giuseppe De Nittis della triade degli Italiens de Paris, seppe cogliere il fascino e le atmosfere uniche delle sue piazze, dei boulevard, della vita sociale che scorreva nei caffè e nei teatri. Il percorso espositivo farà riscoprire un vero talento e una personalità artistica finora non adeguatamente valorizzati, attraverso dipinti a olio e pastelli, molti dei quali sconosciuti al grande pubblico, provenienti dalle più importanti e prestigiose istituzioni pubbliche - Accademia di Brera di Milano, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti di Firenze - e dalle più esclusive raccolte private.
www.ilnotiziariodicortina.com
L'ARTISTAFederico Zandomeneghi (Venezia 1841 – Parigi 1917) è stato un figlio d’arte. Grande talento naturale e pieno di temperamento, ha però preferito la pittura alla vocazione di famiglia che lo avrebbe dovuto portare alla scultura. Il nonno Luigi era stato intimo di Canova e il padre Pietro aveva realizzato il grandioso Monumento di Tiziano nella basilica dei Frari a Venezia.Fuggito da Venezia per evitare la coscrizione austriaca, dopo avere seguito Garibaldi coi Mille, a Firenze (1862-66) frequentò i Macchiaioli, divenendo particolarmente amico del critico Diego Martelli. Nel 1866 tornò a Venezia e, dal 1874, si stabilì a Parigi dove Zandò - come venne solitamente chiamato - entrò in contatto con gli impressionisti e s’inserì da protagonista, insieme a De Nittis e Boldini, in quella straordinaria officina della cosiddetta “pittura della vita moderna”.Espose al Salon des Indépendants (1879, 1880, 1881, 1886) e, negli ultimi anni del secolo, fu aiutato dal mercante Durand-Ruel. Una sua personale alla Biennale di Venezia del 1914 ebbe scarso successo e soltanto dopo il 1922 la sua arte ottenne un adeguato riconoscimento.Feliciana Mariotti
© il Notiziario di Cortina