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Cortina d'Ampezzo: Successo per l'incontro con John Patrick Hemingway

24 Ottobre 2018
Feliciana Mariotti
Archivio 2018
Foto Giacomo Pompanin - www.ilnotiziariodicortina.com
Ieri, John Patrick Hemingway, nipote di Ernest (il padre Gregory era figlio dello scrittore Premio Nobel) è stato ospite di "Una Montagna di Libri". L'evento si è svolto in collaborazione con il Polo Valboite e ha visto nella mattinata, al Cinema Eden, la partecipazione di 250 studenti delle scuole superiori. Tranquillo e con tono pagato, John, 58enne, giornalista e scrittore, ha raccontato una parte della storia della sua famiglia.  
L'occasione è stata data dalla presentazione del libro: "Una strana tribù" che descrive la dolorosa e affascinante relazione intercorsa tra un padre icona del "macho" americano novecentesco e un figlio che, pur sposato diverse volte, non rinunciò mai alla sua tendenza di vestirsi da donna e di esplorare il proprio lato femminile.
"Alcune lettere degli anni Cinquanta dimostrano come mio nonno - ha detto John - fosse un padre serio, nonostante le piacesse bere, scrivere e amasse le donne, la caccia e la pesca. 
Soffriva di depressione che lui stesso chiamava nube nera, mio padre Gregory era affetto da sindrome bipolare. Una foto di Robert Capua ritrae i due seduti, l'uno accanto all'altro, con i fucili accanto. Ernest è sempre stato presente nella vita dei suoi figli quando loro ne avevano bisogno. Proprio perché mio padre soffriva di bipolarismo, Ernest gli fu sempre vicino”.
I due, oltre alla malattia, avevano diverse cose in comune: si sposarono 4 volte perché avevano bisogno di un sostegno, un punto fermo nella propria vita, la passione per la caccia e la ricerca dell'altro lato femminile accanto a quello maschile. 
“Papa, come chiamavamo Ernest, quando per la prima volta vide Gregory mettere a 12 anni un paio di collant si stupì di riconoscere nel figlio le sue stesse sensazioni. C'è una foto dove Ernest era piccolissimo e indossava una veste bianca con volant perché mia bisnonna Grace, visto che aveva anche una figlia di poco più giovane, desiderava due gemelle. Non c'era segno di ambiguità o volontà di trasgressione e mio nonno non era omosessuale, gli piaceva incontrare il lato femminile. 
Ha sempre ‘bevuto’ alla fonte femminile, dimostrando di essere macho. 
Ero giovane quando, con mio fratello, trovai in un baule una parrucca femminile e gli chiesi: 'E' tua?' e lui rispose: 'No di papà'. Chiesi a mia madre spiegazione su quel comportamento strano e lei mi disse: ‘Benvenuto nel mondo di Hemingway’. 
Anche mia madre non è stata una persona tranquilla e, nonostante questo quadro clinico, la mia vita non è stata poi così problematica. Non soffro né di depressione clinica, né di bipolarismo che oggi viene curato, grazie a Dio, con il litio e altri farmaci. 
Per mio nonno un ruolo fondamentale ha avuto il Veneto. Durante la guerra da  giovane americano venne ferito a entrambe le gambe con numerose schegge e, se non fosse stato per un italiano che gli salvò la vita, io non sarei qui. 
Questo ha avuto un forte impatto che ha influito nella sua vita e forgiato, anche in tempo di pace, la sua esistenza. 
Molti sono stati i traumi post guerra che lo hanno profondamente cambiato. Dal Veneto della guerra si è passati al Veneto della pace, delle bevute e delle relazioni forti e complicate. Le forti emozioni, tipiche degli italiani, hanno caratterizzato anche in mio nonno che non ha vissuto tranquillamente e che è morto suicida nel 1961. 
Francesco Chiamulera e John Hemingway (Foto Feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com)
Mio padre invece se ne è andato nel 2001 in un carcere femminile. In questo libro Una strana tribù ho tralasciato di parlare di mia madre, la cosa mi spaventava e ho voluto focalizzare l'attenzione solo su mio padre e mio nonno, due viaggiatori eroici, infelici, senza un proprio equilibrio, forse per le loro sofferenze e manie". 
Questo incontro è stata pure l'occasione, da parte di Una Montagna di Libri, di portare per la prima volta, dopo 70 anni, un esponente della famiglia Hemingway a Cortina. Era l'ottobre 1948 quando Ernest varcava il Passo Falzarego e tornava per la seconda volta tra le Dolomiti (ci era stato nel 1923). Nel pomeriggio decine di appassionati si sono dati appuntamento per le vie del centro del paese, da dove, con John, hanno fatto visita ai luoghi preferiti dal nonno scrittore. 
"Che emozione  - ha detto John - vedere questa valle straordinaria. Il Veneto, e la montagna, sono stati decisivi per la narrativa di mio nonno e per la formazione della sua personalità”.
Per gli organizzatori,  conferma, con un sorriso, Francesco Chiamulera, responsabile del Festival: “Quella di ieri è stata la tappa conclusiva di una stagione incredibile e piena di incontri: oltre cinquanta eventi per più di dodicimila presenze di pubblico, in attesa dell'inverno". 
“Una Montagna di libri” torna infatti a dicembre, già a partire dal Ponte dell’Immacolata, nella Regina delle Dolomiti, per un'edizione ricchissima di novità e di sorprese sempre più aperte al mondo.
 
Feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com

© il Notiziario di Cortina

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