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OGGI AL MIRAMONTI MAJESTIC G. HOTEL NICOLETTA BORTOLOTTI

22 Luglio 2019
Feliciana Mariotti
Archivio 2019
In Svizzera, negli anni Settanta e Ottanta del Novecento, la legge vietava agli emigranti italiani (ma anche spagnoli, greci, portoghesi, turchi) con un impiego stagionale di portare con sé la famiglia. Circa quindicimila bambini italiani, fatti entrare come clandestini nella Confederazione elvetica dai genitori emigranti, sono stati tenuti rinchiusi in soffitte e cantine. “Non piangere, non ridere, non giocare, non fare rumore” veniva detto loro. “Chiama sottovoce.” Molti di quei bambini invisibili continuarono anche da adulti a chiamare sottovoce. Si aggiungeva inoltre il dramma dei figli lasciati negli orfanotrofi di frontiera, a Briga, Domodossola, Como, o affidati alle cure di nonni e zii rimasti in Italia, che hanno conosciuto i genitori solo da adulti.
Le tre voci narranti, due in prima persona e una in terza, che compongono “Chiamami sottovoce” affiorano a strati, nel tempo, simili ai sedimenti geologici della galleria più lunga del mondo, quella del Gottardo, palazzo d’acqua da cui sgorgano il Reno, il Ticino, il Rodano e la Reuss. Al tunnel furono strappate le pietre come brani di carne viva, per scavare la nuova “via delle genti”, la via più breve dal Sud al Nord d’Europa. Proprio l’elemento che rappresentava un confine invalicabile tra i popoli è emblema dell’abbattimento dello stesso confine. E nel suo significato simbolico richiama quasi un canale uterino in cui i protagonisti intraprendono un viaggio nel tempo e nello spazio e in se stessi.
Prossimo appuntamento: domani, martedì 23 luglio alle ore 18.00, sempre al Miramonti Majestic Grand Hotel, con Farahnaz pur Djafar che tratterrà il tema: “La sua misteriosa Persia dopo lo scià Reza Pahlavi. La cultura e le poesie persiane”. Dialogano con l'ospite Angela Rech e la giornalista Rosanna Raffaelli Ghedina.

© il Notiziario di Cortina

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