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LA LETTERA AI CITTADINI DEL SINDACO DI SAN VITO DI CADORE FRANCO DE BON

17 Marzo 2020
Feliciana Mariotti
Archivio 2020
Cari cittadini di San Vito di Cadore, In questi difficili giorni molti di voi mi hanno inviato le proprie opinioni e suggerimenti. Non sono finora intervenuto, perché ritengo che in questa drammatica circostanza una sola voce debba parlare, informare, ordinare, al fine di evitare di creare fraintendimenti. Come Sindaco rappresento tutti voi e questo, visto l’attuale pericolo per la vostra salute è una responsabilità pesante. Il Sindaco è anche un pubblico ufficiale, che opera come organo periferico del Governo al fine di garantire la pubblica sicurezza e di prevenire e di eliminare gravi pericoli, che minacciano l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana. Di fronte alla rapida diffusione di un’epidemia globale che ha investito tutte le regioni del nostro Paese, l’intervento del Governo è stato molto rilevante, con l’approvazione di due Decreti Legge e cinque Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. A questi provvedimenti si aggiungono le delibere della Giunta regionale, le ordinanze delle Protezione civile, le disposizioni dell’Ulss. Siamo di fronte ad una gravissima emergenza, che prevede un’unica regia statale nel definire le misure più idonee per fronteggiare la crisi. Le opinioni di un Sindaco non possono essere determinanti nel definire i comportamenti dei cittadini in questa fase, proprio perché le misure devono essere uniformi per produrre l’effetto sperato. Per questo motivo ho mantenuto il riserbo, pur fornendo a chiunque chiarimenti e informazioni ufficiali. Ora, pur rimanendo di questa convinzione, sento il dovere di esprimervi la mia solidale vicinanza e il mio apprezzamento per la vostra spontanea e diligente applicazione dei comportamenti definiti dalla legge. Senza entrare in complicati dettagli, il senso delle norme è semplice e chiaro. Dobbiamo evitare in ogni modo il contatto ravvicinato con altre persone (tenere almeno un metro di distanza interpersonale e non creare affollamenti) perché il virus si trasmette principalmente per contatti. Se uno di noi è contagiato può trasmettere il virus a molti altri, sia se è colpito dai sintomi della malattia, sia se non sta male (portatori asintomatici). L’unico modo che abbiamo di proteggerci e di proteggere i nostri cari e gli altri è evitare ogni vicinanza e limitare al minimo indispensabile i movimenti. Più si diffonde il contagio maggiore è il rischio per ognuno di ammalarsi. La legge lo dice chiaro: ci si sposta solo per lavoro (quando è ammesso), per gravi motivi di salute (un infarto, un’emorragia, ecc.), per necessità (come rifornirsi nel negozio più vicino di generi alimentari e farmaci essenziali) e per rientrare al proprio domicilio, abitazione o residenza. In tutti gli altri casi si deve restare in casa (compreso il proprio giardino o orto) evitando i contatti con il prossimo. Gli spostamenti ammessi sono possibili compilando un’autocertificazione indicandone le ragioni. In assenza dei presupposti indicati dalla normativa si commette il reato punito dall'articolo 650 del codice penale, il quale prevede che “Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d'ordine pubblico o d'igiene, è punito con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a duecentosei euro”. Il grave pericolo al quale siamo esposti giustifica la severità dei provvedimenti. Molti chiedono se si può fare una passeggiata o un’escursione o recarsi in un bosco a fare legna. La legge dice che le attività motorie in genere, svolte all'aperto sono ammesse esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro. Si possono fare, ma la legge non sostituisce il senno, il buon senso e la prudenza. Bisogna evitare in ogni modo di infortunarsi o di ammalarsi perché il pronto soccorso e i reparti ospedalieri sono al limite della loro capacità operativa. Se qualcuno s’infortuna produce due risultati negativi: il primo è che molte persone si dovranno occupare di lui (almeno 15 persone che se ne prendono cura) e in questo modo moltiplicano contatti tra loro e con il paziente, aumentando le possibilità di contagio (e, mentre s’occupano di voi, non possono fare l’indispensabile per pazienti gravi per il corona virus e per altre patologie); il secondo effetto, che deriva dal primo, è che dovrete aspettare molto più tempo prima di ottenere le cure che desiderate. Perciò, al di la’ della legge, non dovete fare attività che vi espongono a rischi. Capitolo proprietari di seconde case. In questa emergenza la legge afferma che: “È consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza”. L’affermazione può apparire poco chiara, ma va letta in combinato disposto con la successiva previsione che testualmente recita di “evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori, nonché all'interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute”. Perciò chi si sposta presso una seconda casa si reca in una dimora, che non è compresa tra le mete che può raggiungere secondo la legge. Per questi motivi i proprietari di seconde case a San Vito non possono spostarsi dalle loro residenze o domicili abituali per trasferirsi qui. I nostri graditi ospiti sanno che qui: a) non hanno medico di famiglia o pediatra cui rivolgersi;  b) non hanno la garanzia di servizi sanitari per le loro patologie e per le loro eventuali emergenze perché l’ospedale di Pieve non è in grado si prendersi cura nemmeno dei residenti stabili; c) saranno costretti a raggiungere la loro residenza per ogni necessità amministrativa e burocratica, aumentando la mobilità e quindi le possibilità di contagio; d) stando qui non possono contare sulle loro abituali reti di parentela e amicali che possono proteggerli e assisterli in caso di necessità. Come Sindaco di questo luogo ospitale non ho alcun desiderio, né possibilità di allontanare persone dal nostro paese, in particolare quelle che lo hanno scelto per trascorrervi periodi di relax, di gioie condivise, di vacanza. Ora abbiamo in comune un obiettivo, che ci lega a loro ancora di più: evitare che il virus si diffonda e funesti le loro e le nostre vite. Non vediamo l’ora che, grazie ai nostri reciproci sacrifici e rinunce, questa sciagura finisca e ci si possa ritrovare tutti a festeggiare la libertà ritrovata. Per ottenere questo è necessario che ognuno assuma la sua parte di responsabilità e si comporti con senso civico rispettando gli obblighi della legge. Per il nostro bene comune. Il miglior modo per ritrovarci in salute è prenderci cura della salute degli altri. In tal senso abbiamo da subito, quando ancora la minaccia non sembrava così grave, sospeso il carnevale dei bambini, perché non c’erano le condizioni di sicurezza, e preso contatto con il nostro bravissimo medico, il dottor Molfetta, per uno stretto coordinamento. Ancor prima dell’entrata in vigore del Decreto abbiamo riorganizzato i servizi del Comune con il lavoro agile. La condivisione è continua con le forze dell’ordine, alle quali ho chiesto di agire con il massimo rigore. Quando c’è di mezzo la salute pubblica ritengo sia necessario applicare le norme previste e, se del caso, procedere all’ applicazione di sanzioni anche per non vanificare gli straordinari sacrifici cui si sottopongono i cittadini responsabili. Ringrazio inoltre, in maniera particolare, i commercianti che ci stanno rifornendo dei generi di prima necessità anche con il servizio domiciliare; le forze di polizia, per il delicatissimo e cruciale servizio svolto, ed i medici e gli operatori sanitari, che antepongono il dovere alla loro sicurezza personale. Un pensiero di grandissimo apprezzamento infine, per il senso civico di tutti coloro che, cancellando normali abitudini di vita, “stanno in casa” il più possibile accogliendo l’invito che giunge da tutti come una supplica; penso soprattutto alle famiglie con bambini che non si recano ai giardini, ai giovani che annullano la socialità, agli anziani già per la loro condizione in difficoltà, alle persone sole, ancora più sole. San Vito, il nostro patrono (protettore) è un Santo ausiliatore ai quali ci si rivolge in particolari e gravi circostanze e per ottenere guarigione da malattie particolari. Per coincidenza uno dei giorni nei quali lo si festeggia è il prossimo 20 di marzo. Non è la prima volta che il nostro paese sente il bisogno di protezione ma sono certo che grazie alla vostra disciplinata solidarietà supereremo anche questa grave sciagura. Restando a disposizione di tutti per ogni necessità vi invio i miei fraterni saluti. San Vito di Cadore, 16 marzo 2020 Franco de Bon - Sindaco ASE

© il Notiziario di Cortina

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