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Antonio Walter Colli e Giorgio Garaffa: “Stiamo bene e siamo sereni”. La testimonianza di chi è finito in Ospedale con il Covid-19

04 Maggio 2020
Feliciana Mariotti
Archivio 2020
Antonio Walter Colli - www.ilnotiziariodcortina.com
Abbiamo intervistato Antonio Walter Colli, sportivo, noto a Cortina come speaker di eventi e il dottor Giorgio Garaffa, medico di base; entrambi sono stati trasportati all’Ospedale San Martino di Belluno con il Covid-19 e ora stanno bene.
 
Come state e che cosa state facendo in questo momento?
Antonio Walter Colli 
“Sto bene. Ora mi sono fermato ad ammirare il paesaggio e sto respirando a pieni polmoni, dopo aver camminato in mezzo al bosco nei dintorni del campo da golf, al Miramonti. Non mi sembra vero!”.
Giorgio Garaffa 
“Sono contento, mi trovo a casa a San Vito di Cadore. Finalmente, dopo 40 giorni e 5 tamponi, da oggi, lunedì 4 maggio, ho ripreso il lavoro”.
 
Come vi siete ammalati e quale è stato il decorso della malattia?
Antonio Walter Colli 
“Sinceramente non lo so con certezza, posso solo fare delle ipotesi; in quel periodo ero sulle piste di discesa e ho incontrato diverse persone e il 5 marzo sono andato a trovare un amico che tre giorni più tardi è risultato positivo al tampone. Il 10 marzo avevo tutti i sintomi: perdita dell’olfatto e del gusto, poi vomito e febbre. 
Mi hanno fatto il tampone ed è risultato positivo. Si sono aggiunti temperatura corporea che ora era alta, ora bassa e una tosse secca continua. Facevo fatica a respirare e lo sbadiglio non era a pieni polmoni. 
Il 19 marzo mia moglie Francesca (fortunatamente immune), in quarantena domiciliare obbligatoria nella stessa casa, ma in luoghi divisi dai miei, ha chiamato l’ambulanza che mi ha condotto all’Ospedale San Martino di Belluno. 
Per tre giorni sono stato nel Reparto Malattie Infettive e poi mi hanno spostato in quello di Pneumologia. In quei momenti mi assillavano i pensieri negativi e anche con il respiratore avevo una fame d’aria. Mi rincuorava sentire le voci delle infermiere, veri “angeli”, che mi invitano a non mollare; vedevo solo gli occhi azzurri o marroni da quanto erano coperti, con la mascherina anti-contaminazione, insieme a quello “scafandro” e ai guanti. 
Ripensandoci due giorni sono stati estremamente duri, volevano intubarmi. Ho sentito come se mi avessero messo un cappio al collo. Ho pensato che mi sarei ritrovato in cimitero. Ho chiesto di ‘pomparmi’ ossigeno ma di aspettare a intubarmi. Per un po’ ho indossato il casco, era una vera macchina di tortura. In quei momenti cercavo di stare calmo, di non farmi prendere dal panico poi fortunatamente pian pianino mi sono ripreso. Dopo cinque giorni mangiavo e dopo 16 giorni di ossigeno ho letteralmente tirato un sospiro di sollievo e mi sono tranquillizzato. Penso che mi abbia aiutato anche il fisico da sportivo. Mi hanno dimesso il 3 aprile. Sono stato a casa in quarantena. Il primo tampone negativo me lo hanno fatto il 17 aprile, il secondo il 23 aprile, ma ho saputo che era negativo il 27 aprile”.
 
Il dottor Giorgio Garaffa - www.ilnotiziariodicortina.com
Giorgio Garaffa 
“Con ogni probabilità l’ho preso nel mio studio da qualche paziente. Mi sono accorto di alcuni sintomi e in particolare che la saturazione di ossigeno era poca. 
Il 21 marzo mia moglie, che poi è stata messa in quarantena come il resto della famiglia, ha chiamato il 118 e sono stato ricoverato all’Ospedale di Belluno in Pneumatologia perché avevo una broncopolmonite e insufficienza respiratoria. 
È andata bene perché potevo peggiorare. Mi hanno sottoposto a terapia con ossigeno, ma non è stata aumentata la quantità e non sono andato in rianimazione. 
In quei momenti mi auguravo che le cose continuassero ad andare bene e non peggiorassero, speravo che la quantità di ossigeno fosse sempre la stessa, altrimenti avrei potuto pensare al peggio. 
Per la mia situazione dei polmoni sono stato rincuorato dal dottor Rodolfo Muzzolon, Direttore dell'Unità Operativa di Pneumologia dell'Ospedale San Martino di Belluno. 
In quei momenti sono stato sottoposto a una terapia che mi ha protetto da infezioni batteriche e sono stato sempre costantemente monitorato. 
La mia fortuna è stata che non sono un fumatore e neppure obeso. La mia situazione è risultata tutto sommato buona. 
L’evoluzione sarebbe stata peggiore se oltre ai problemi ai polmoni avessi avuto altre concause. 
Il 30 marzo mi hanno mandato a casa in quarantena sino al 30 aprile. In totale dal primo giorno mi hanno fatto cinque tamponi. Anzi con l’occasione vorrei ringraziare i medici che mi hanno sostituito”. 
 
Qual è la prima cosa che avete fatto quando siete usciti di casa?
Antonio Walter Colli
Una corsettina di 200 metri, mi sembrava di essere Lino Lacedelli sul K2. Ora sono contento vedo il paesaggio, devo rimettermi in forma. Dovranno passare 2/3 mesi per superare la polmonite, per riprendermi del tutto. 
Ho sentito che qualcuno che conoscevo è stato intubato, altri sono morti. Mi rimarranno l’umanità di quelle donne infermiere per vocazione e di don Alessio. Le esperienze, soprattutto come queste, inevitabilmente ti cambiano la vita, la paura ti rimane e ti auguri che quello che ti è capitato non ritorni più.
Giorgio Garaffa
Ho preso la macchina e sono venuto a Cortina d’Ampezzo, ma ho provato una sensazione negativa vedendo negozi chiusi. 
Mi spiace solo che non avendo avuto l’esperienza del Coronavirus, lo abbiamo sottovalutato. Penso che nessuno potesse capire che desse così tanti problemi. Il Covid-19 è pericoloso come l’influenza Spagnola del 1918 che provocò 5 milioni di vittime. 
Bisogna stare attenti per il riaccendersi dei focolai. Al momento non c’è alcuna prova che chi abbia già avuto l’infezione Covid-19 e l’abbia sconfitta sia immune e non la possa più riprendere. State attenti... perché non è finita.
 
Feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com 

© il Notiziario di Cortina

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