Skip to main content

CON KONG TSUNG-GANG UNA FINESTRA SUGLI AVVENIMENTI DI HONG KONG

14 Giugno 2020
Feliciana Mariotti
Archivio 2020
L’appuntamento del 10 giugno scorso con “Una Montagna di Libri”, in streaming su Facebook, è stata una grande occasione, un’opportunità per conoscere più da vicino un mondo che, per una serie di circostanze e motivi non solo geografici, ci appare lontano. Ascoltare le parole di Kong Tsung-gan, giornalista e attivista, autore di Liberate Hong Kong (in inglese su Amazon) ci ha aperto una finestra sugli avvenimenti che dal 2019 hanno sconvolto Hong Kong, la città - isola cresciuta in maniera straordinaria, ex colonia inglese che dal 1997 vive in uno stato di pura libertà. Il 1984 viene ricordato per la firma storica tra Margaret Thatcher e Zhaoo Zijang con la quale è stato siglato l’accordo per la restituzione dal primo luglio 1997 di Hong Kong alla Cina. In tale accordo Pechino aveva promesso di gestire l’intero territorio come zona speciale con un certo grado di autonomia. Quando Hong Kong è passata ai cinesi, il governo di Pechino ha adottato lo slogan: “Un paese due sistemi”, riconoscendo che l’ex colonia inglese sarebbe diventata parte della Cina comunista, ma avrebbe mantenuto il suo sistema capitalistico e le sue caratteristiche democratiche. Dal lontano 1997 ci sono stati diversi movimenti per la libertà. Nell’incontro online del 10 giugno, Kong Tsung-gan per ragioni di sicurezza era presente grazie alle sue significative parole importanti per spiegare la lotta che tanti cittadini stanno combattendo per l’autonomia e la libertà della città-isola. Il giorno precedente, il 9 giugno, centinaia e centinaia di manifestanti si erano riuniti di sera nel centro di Hong Kong per celebrare l’anniversario della prima manifestazione a favore della democrazia, avvenute l’anno scorso e scaturite dal desiderio di protestare contro il disegno di Legge sull’estradizione. “Quella manifestazione è stata il simbolo della resistenza dell’ex colonia britannica contro l’autoritarismo della Cina”, ha detto il protagonista di “Una Montagna di Libri”, attraverso l’interprete Sarah Cuminetti. Se l’emendamento alla Legge fosse stato approvato dal Partito locale avrebbe consentito di processare nella Cina Continentale le persone accusate di aver commesso alcuni crimini. La Legge, la cui bozza è stata scritta nel gennaio 2019, avrebbe dato alla Cina maggior controllo sul sistema giudiziario di Hong Kong e avrebbe potuto facilitare in un futuro la repressione del dissenso politico. Le reazioni della popolazione sono state immediate; sono partite marce di protesta che hanno portato in strada da 2mila persone a 130mila persone, destinate via via ad aumentare. In circolazione a giugno 2019 un milione di uomini e donne; il governo ha deciso di procedere. Centomila persone hanno circondato il Palazzo governativo, costringendo il 15 giugno la governatrice Carrie Lam a sospendere, a mettere in stand - by, la proposta di Legge. Il 19 giugno c'è stata una manifestazione di una portata eccezionale che ha coinvolto 15 milioni di persone. A settembre la proposta di legge è stata bloccata definitivamente. La Lam, divenuta bersaglio delle manifestazioni, ha ricevuto il sostegno di Pechino che ha supportato l’azione della polizia definendo i dimostranti “rivoltosi”. “15 milioni di persone non sono definibili rivoltosi - ha affermato Kong Tsung-gan -. La maggioranza della popolazione non è violenta, man mano che le proteste crescevano, aumentavano gli atti della polizia; alcuni si difendevano con atti di violenza. Io sono per l'azione pacifica, ma non condanno gli atti violenti dei giovani perché negli anni si sono visti gli scarsi risultati che i manifestanti hanno ottenuto. Non bisogna dimenticare che il Partito Comunista è responsabile di decine e decine di morti. Un esempio su tutti è dato dal massacro avvenuto nella storica piazza Tienanmen a Pechino, nel 1989. Andava al di là dell'azione dei manifestanti. Vi chiedo: Quando si ha a che fare con un Regime violento è inevitabile ritenere di avere il diritto di commettere atti violenti? Riflettete su questa domanda, sulla propaganda e su quanto avete appreso dai media. I manifestanti vengono definiti rivoltosi, terroristi per giustificare l'azione del Partito Comunista, un approccio di cui il Partito usa per appropriarsi della storia e trasformarla a proprio favore, portando così il governo alla dittatura. Fondamentale è trascrivere quanto è accaduto, come ho fatto io. Questo è un contributo importante. È il mio terzo libro ed è stato scritto durante le proteste. All'inizio pensavo di non essere in grado di riportare quello che stava accadendo. Nell'ottobre dello scorso anno Mekong mi ha invitato a scrivere Liberate Hong Kong e così ho deciso di raccontare le storie dei manifestanti che conosco. Dare voce a chi è in prima linea, ai rispettivi diversi modi di protestare. Con questo libro desidero offrire un contributo a milioni di persone che vivono a Hong Kong, a persone che lottano per la libertà; un ringraziamento a quanti combattono per la democrazia. Molte persone vengono arrestate, alcune vengono rilasciate su cauzione, altre processate. Esiste lo Stato di diritto ma viene eroso. Il Regime utilizza i processi e i giudici vengono incoraggiati a mandare in prigione le persone. È stato istituito un Fondo, circa 15 milioni di dollari americani, per assistere e sostenere chi viene portato a processo o in carcere”.  Guardando all’estero… Si è saputo che gli Stati Uniti hanno supportato la causa di Hong Kong. Trump ha pensato di porre sanzioni commerciali nei riguardi di coloro che hanno abusato sui diritti della popolazione. Boris Johnson ha proposto passaporti britannici più facili per 23,5 milioni di persone che vivono a Hong Kong. "Abbiamo comunicato con diverse Nazioni (Nord America, Europa e Asia Orientale), molte persone appoggiano la nostra accusa, ma mancano i sostegni concreti da parte dei governi di vari Paesi - ha aggiunto Kong Tsung-gan -. Vorrei che passasse un messaggio: Hong Kong è in prima linea per difendere la democrazia contro i regimi autoritari, a favore della propria libertà contro la più grande dittatura del mondo; quindi state con Hong Kong, anche se l’ex città coloniale inglese è distante, quello che sta facendo il Partito Comunista Cinese può accadere ovunque. I vari governi dovrebbero sottolineare gli abusi fatti e quello che il Partito sta continuando a fare. Alcuni Paesi si stanno accorgendo di quello che sta capitando a Hong Kong e potrebbe prima o poi capitare nelle democrazie di diversi Paesi. Un cambiamento è in atto, grazie alla presa di posizione degli Stati Uniti che si sono accorti che  Hong Kong non è più autonoma. È un bene che la Gran Bretagna abbia suggerito i passaporti BNO, ma i britannici hanno un debito con noi perché hanno passato Hong Kong alla Cina senza chiedere nulla alla popolazione e la Cina è venuta meno a quell'accordo. Non si parla più di un Paese, due sistemi.  L’Unione Europea ha avuto una reazione abbastanza debole e giustifico questo con il fatto che è difficile esprimere una forte opinione quando si rappresentano diversi Stati.  L'UE ha definito recentemente la Cina un rivale strategico, non solo commerciale. Il rappresentante spagnolo ha iniziato ad alzare la voce su quello che sta accadendo in Cina. Nazioni come Germania e Francia sono state caute nel prendere posizione per i legami commerciali che hanno con la Cina. Mi auguro che altre Nazioni prendano posizioni meno dipendenti dalla Cina”. E l’Italia? “Per quanto riguarda l’Italia, quando il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha firmato tre Memorandum d’Intesa sulla Belt and Road Initiative, sul Commercio elettronico e sulle Startup, in occasione della visita di Stato in Italia del Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping nel marzo 2019 abbiamo constatato che il vostro Governo non aveva capito nulla sulla forza del Partito Comunista Cinese. Da allora sono cambiate tante cose. Ora c'è la possibilità che l'Italia adotti un comportamento più rigido nei confronti della Cina. A quanti mi domandano che cosa possano fare a favore della nostra causa, a favore della libertà i singoli individui, rispondo semplicemente: Molto. Per alcuni un piccolo contributo può farci sentire inutili, ma non è così. Si può parlarne, iscriversi nei gruppi che sostengono la causa di Hong Kong. Il passa parola ha sempre un grande effetto, anche sui social. Fate sentire la vostra voce ai governanti. Invitate qualcuno di Hong Kong a parlare dell’argomento come ha fatto Francesco Chiamulera, responsabile di Una montagna di Libri - ha concluso Kong Tsung-gan -. Sappiate che tutti possono contribuire a far cambiare le cose!”. Lo scorso 27 maggio il Segretario di Stato USA Mike Pompeo è sceso in campo a favore di Hong Kong, il suo Twitter parlava chiaro (Today, I reported to Congress that Hong Kong is no longer autonomous from China, given facts on the ground. The United States stands with the people of Hong Kong). Pechino, dal canto suo, ha risposto di essere “preparata al peggior scenario” di contraccolpi internazionali, siano essi sanzioni o embarghi. L’economia di Hong Kong non dovrebbe subire contraccolpi profondi, ma sicuramente la sua immagine di hub internazionale e porta verso la Cina ne risentirà inevitabilmente. Risulta difficile immaginare gli scenari a venire e il comportamento di Pechino dipenderà dalle azioni statunitensi. Sicuro è che la Cina non farà un passo indietro.
Feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com
14 giugno 2020

© il Notiziario di Cortina

CONDIVIDI