L'ARTE ASTRATTA ALLA GALLERIA MUCCIACCIA
12 Agosto 2012
Feliciana Mariotti
Archivio 2012
Foto Feliciana Mariotti (www.ilnotiziariodicortina.com)
(f.m.) Entrando nella Galleria Mucciaccia si rimane affascinati da “Rosso” 2008 (100x100 cm), una classica estroflessione di Agostino Bonalumi. L'opera appartiene a quelle “pitture oggetto” che l'artista stesso, divenuto uno dei protagonisti dell'arte astratta del Novecento, definisce la “geometria perturbata”.
Le sue tele costituite da superfici monocrome, modellate da strutture rigide, in acciaio e alluminio, producono rilievi, in modo da trasformare le superfici piatte in volumi che si lanciano nello spazio, fino a conquistare luce e dimensione.
Accanto a Bonalumi, il maestro dell'astrattismo italiano del primo dopoguerra: Achille Perilli con “Il Calamaio della notte” (1965), tecnica mista su tela (120x100 cm), dove l'artista riesce a narrare per segni, reinventando lo spazio, interpretando la realtà in un contesto simbolico, allusivo.
Significativa è la “vicinanza” con Gastone Novelli. I due furono legati per oltre un decennio a Perilli da una profonda collaborazione umana e intellettuale, nata dalla fondazione della rivista “L'esperienza umana”.
In galleria Novelli è presente con “Tenderas a rose” (1960), olio e matita su tela, (50x60cm). In questa, come in altre opere, è visibile la poetica complessa e affascinante dell'artista e si legge la ricerca volta a catturare, attraverso la spontaneità e l’automatismo del gesto, gli impulsi dell’irrazionale per giungere a “rappresentare verità primordiali”.
Con “Bifrontale”, alluminio dipinto (40x33,5x2 cm, base 2,5x32,5x8) esposto in vetrina, fa capolino Pietro Consagra, uno dei più prestigiosi esponenti dell'astrattismo italiano; colui che volle «esprimere il ritmo drammatico della vita di oggi con elementi plastici che dovrebbero essere la sintesi formale delle azioni dell'uomo a contatto con gli ingranaggi di questa società dove è necessaria volontà, forza, ottimismo, semplicità, chiarezza».
Alla forma di pittura gestuale si rifà Georges Matthieu, scomparso lo scorso 12 giugno a 91 anni, il primo ad essere consapevole delle affinità tra la pratica dell'astrazione lirica e l'espressionismo astratto, presente in galleria con “Jeux Multiples” (1968) olio su tela (116x65 cm). Matthieu ha saputo dar vita a opere, come in questo dipinto, che hanno insite energia, forza, estremo equilibrio e liricità. E' presente tutta la libertà di esecuzione, con una propensione marcata per la traccia del gesto sulla tela e un gusto per il colore e la materia. “Il coinvolgimento dell’artista – è stato detto dalla critica - nell’esecuzione pittorica è tale da comportare l’oblio di sé, e un impegno fisico dell’autore che investe tutto se stesso nella creazione della sua opera. Nessuno prima di Mathieu era stato trasportato da un simile slancio, da una simile spontaneità, una simile teatralità nella realizzazione di quadri la cui forza nasce dal movimento e anche dalla rapidità di esecuzione”. Nella Galleria Mucciaccia anche opere “Grigio Verde” (1963) tecnica mista su carta in tela (100x70) di Afro, “Concetto spaziale Attese 1963-64” di Lucio Fontana, “Cellotex” 1980, acrilico su cellotex, di Alberto Burri.
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