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Intervista a Paolo Guzzanti

13 Agosto 2012
Feliciana Mariotti
Archivio 2012
Luciano Lucarini, Paolo Guzzanti e Santino Galbiati (foto Feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com)

(c.s.) Il deputato Paolo Guzzanti ha passato le vacanze dell'adolescenza a Cortina d'Ampezzo e ricorda ancora "quel bellissimo trenino bianco e azzurro che partiva da Cortina per Dobbiaco". Dopo alcuni brevi soggiorni ritorna nella conca ampezzana per raccontare l'Italia che ha visto cambiare. E' stato il mutamento politico il perno del suo intervento, questa mattina, al Grand Hotel Savoia. Il cambiamento dell'Italia, dalla mignottocrazia al rigore di Monti, ma anche il suo passaggio da Repubblica ai vari giornali sui quali ha scritto.

 Cos'è cambiato nel nostro Paese da quando ha pubblicato "Mignottocrazia"? E' successo tanto. Si parla di rigore e di dove andremo a finire dopo le prossime elezioni. Io rimango un sostenitore del governo Monti: credo che sia la medicina amara per le cose che dovevamo fare prima, sia con Berlusconi che con Prodi. Molto tempo è stato perso. Berlusconi, in particolare, non ha neppure tentato di fare quella grande riforma liberale che ci aveva promesso. E ora si ricandida... Smentendo se stesso dopo aver assicurato - anche a me personalmente - che mai e poi mai si sarebbe ripresentato come premier. È una scelta inopportuna, ma, al di là del lato estetico, rimane il dato politico di un centro destra che non ha un leader e non è riuscito ad esprimerne uno. Con Berlusconi ci sarebbe di nuovo troppo palcoscenico, troppo eccesso? Sarebbe il meno. Quello che non va è la commistione tossica tra vita privata e manifestazione pubblica che ha fornito a giornali, come Repubblica, materiale pressoché inesauribile. Forse è un po' tutto il Paese che sta cambiando: più sobrio, più attento, anche più preoccupato. Persino Cortina d'Ampezzo sta dicendo: "Più montagna e meno mondanità"... Sì, ma bisogna stare attenti a non esagerare nell'altro senso. Cortina è un posto meraviglioso per le sue montagne, ma è anche storicamente un palcoscenico internazionale. Anche questa è una sua ricchezza. E non c'è motivo perché montagna, cultura, notorietà non convivano. Per svecchiarsi, per evitare la trappola del provincialismo, è determinante la qualità degli incontri, delle persone. La strada per una città elegante con una storia culturale stupenda come quella di Cortina è puntare sulla cultura di livello internazionale. E, più che di soldi, c'è bisogno di volontà e spessore politico.   Fare cultura ripaga? È un atto eroico. Ma è la strada da seguire. Faccio un esempio: il Festival della Letteratura di Mantova: vent'anni fa non c'era nulla. Ora, l'ho sentito nominare in un telefilm americano ed è divenuto un appuntamento assolutamente imprescindibile a livello mondiale. Sono stati bravissimi, ed è l'esempio di un percorso che fa stare alla pari delle altre città europee: moltiplicare gli incontri culturali, di libri, di cinema, di pittura; creare quanti più possibili eventi di caratura internazionale. Vale per Cortina e per molte altre località in Italia. Un po’ di invidia nel confronto con l'estero? L'unica cosa che invidio molto dei Paesi protestanti è il fatto che hanno risolto problemi fondamentali nel campo della convivenza civile e della correttezza politica. Non penso che li raggiungeremo mai. Ma chi è Paolo Guzzanti: un conservatore, un uomo di destra? Mi piace moltissimo l'autodefinizione attribuita a Longanesi: "un conservatore in un Paese in cui non c'è nulla da conservare". In Italia, dal punto di vista politico-istituzionale ma non solo, c'è molto poco da salvare. Io, in realtà, non sono un conservatore e tanto meno un uomo di destra. Sono un liberale che spera in un partito riformista liberale al posto del centro destra.  

© il Notiziario di Cortina

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