Nei pressi di Cortina SCOPERTI I PIÙ ANTICHI ARTROPODI
29 Agosto 2012
Feliciana Mariotti
Archivio 2012
Il sito del ritrovamento (credit: E. Ragazzi)
Nei pressi di Cortina d’Ampezzo, un gruppo internazionale di ricercatori ha scoperto i più antichi artropodi (animali invertebrati che comprendono gli insetti, i ragni e i crostacei), conservati in ambra. Si tratta di due acari e di un moscerino, tutti delle dimensioni di pochi millimetri, ma perfettamente conservati all’interno di goccioline di ambra.
Le tipiche goccioline d'ambra (credit: S. Castelli)
Quest’ambra tra le più antiche al mondo, risalente al periodo Triassico e databile ad oltre 230 milioni di anni fa, da quattordici anni è stata oggetto di estese indagini scientifiche, ed è stata caratterizzata dal punto di vista geologico, paleontologico e chimico da Guido Roghi del CNR di Padova e da Eugenio Ragazzi dell’Università di Padova. In collaborazione con Alexander Schmidt dell’Università di Göttingen, David Grimaldi del Museo di Storia Naturale di New York (tra i maggiori esperti a livello mondiale di inclusioni in ambra) e dell'etomologo canadese Evert Lindquist di Ottawa, i ricercatori hanno ora potuto fare luce sull'evoluzione di un gruppo di animali tra i più diffusi al mondo.
Gli acari scoperti nell'ambra (credit: A. Schmidt)
Il lavoro compiuto è ora stato illustrato sulla rivista scientifica statunitense PNAS – Proceedings of the National Academy of Sciences. “Già nel 2006 il team di ricerca aveva pubblicato i risultati sullo studio di batteri e protozoi inglobati nell’ambra dolomitica, dimostratisi incredibilmente simili ai microrganismi ancora oggi esistenti - spiega Eugenio Ragazzi-. Prima del presente studio, però, le più vecchie inclusioni di organismi animali in ambra risalivano a circa 130 milioni di anni fa: la nuova scoperta sposta quindi le lancette indietro nel tempo di ben 100 milioni di anni rispetto a ogni precedente ritrovamento di organismi inglobati in ambra”. Grazie all’eccezionale stato di conservazione, per due dei tre artropodi sono state coniate anche nuove specie, chiamate Ampezzoa triassica e Triasacarus fedelei, in onore del cortinese Paolo Fedele che nel 1997 ha segnalato il giacimento che ha permesso tutte le successive ricerche. “È sorprendente come la morfologia di tali acari triassici sia simile a quella delle specie odierne appartenenti alla famiglia Eriophyoidea - prosegue Guido Roghi dell’Igg-Cnr -. Le caratteristiche comuni (corpo lungo e segmentato, due paia di zampe invece delle quattro solitamente presenti negli acari, un peculiare apparato boccale e artigli piumati) dimostra che questi artropodi avevano tratti distintivi e specializzati già nel Triassico, decine di milioni di anni prima della comparsa delle angiosperme di cui si nutrono oggi, quando necessariamente si nutrivano di conifere (gimnosperme)”. Quando apparvero le prime piante con fiore, quindi, questi artropodi modificarono le loro abitudini alimentari: “Grazie al loro adattamento ambientale hanno superato le grandi estinzioni al termine del Cretacico (65 milioni di anni fa)”, concludono i ricercatori. “Se nel Permiano (252 milioni di anni fa) si erano estinte il 96% di tutte le specie marine e il 70% di quelle dei vertebrati terrestri, questo studio chiarisce che nel Triassico (230 milioni di anni fa) esistevano organismi animali persistenti anche a cambiamenti enormi”.
Feliciana Mariotti
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