FLORIO VECELLIO COME BACK
07 Marzo 2014
Feliciana Mariotti
Archivio 2014
(www.ilnotiziariodicortina.com)
S’intitola Florio Vecellio come back, la mostra allestita all’Hotel Montana dal 5 al 30 marzo. Sono esposti una decina di quadri di periodi diversi dell’artista ampezzano, nato a Cortina il 28 gennaio 1938 e morto a Bolzano il 12 marzo 1991.
Proveniente da una famiglia di albergatori (il padre ebbe il Grand Hotel Misurina, prima che passasse a Bubi Scheimaier), Florio Vecellio Reane fece le scuole elementari a Cortina d’Ampezzo, mentre a
Bolzano frequentò le medie e l’Istituto tecnico commerciale, si iscrisse alla Bocconi di Milano, che abbandonò nel ’63 quando la pittura, conosciuta sin da bambino, divenne il suo interesse principale. «Era un uomo che riusciva a tradurre i pensieri sulla tela», commenta Rita Nortdurfter, curatrice della mostra cortinese.
«La volontà di venire a Cortina per il "Come back" di Florio Vecellio - spiega Pietro Marangoni, gallerista di Espace La Stanza di Bolzano, che gli organizzò una mostra retrospettiva in occasione dei 20 anni dalla morte, mentre il Museion di Bolzano quella antologica per i 10 anni - è motivata
proprio dal desiderio di far tornare a casa un artista geniale che a Bolzano e in Alto Adige ha lasciato un’impronta indelebile. È stato un artista di rottura non solo per la sua vita personale, ma anche per il messaggio. Uno dei nostri maggiori critici, Luigi Serravalli, che Florio conobbe a Merano, oggi scomparso, lo definì già negli anni Settanta un artista "dodecafonico".
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È stato attivo per un ventennio, quello degli anni Settanta e Ottanta». Dipinse sempre, fece diversi viaggi a Parigi e poi, in varie tappe, in Medio Oriente e in Grecia e conobbe vari artisti. Con il pittore Hugues Desormonts, conosciuto a Parigi, arrivò a Beirut e poi con piccole tappe, giunse in Siria e Turchia. Intorno al 1965 fu ad Atene con Desormonts, dove apprese i suoi metodi e le sue tecniche. Dopo questo periodo di ricerche e scoperte, rientrò a Bolzano e, nel 1968, espose per la prima volta presso la Piccola Galleria Goethe, e nei periodi seguenti in diverse gallerie dell’Alto Adige. Nel 1972 tenne una mostra a Venezia, dove incontrò Emilio Vedova. A metà degli anni ‘70 conobbe un periodo di introspezione ed isolamento, producendo opere poco comprensibili al grande pubblico, tappe della sua continua ed ossessiva ricerca. Oltre al repertorio pittorico produsse molte opere su carta. Verso la fine di questo decennio tornò ad esporre a Bolzano. Negli anni '80 viaggiò molto, con tappe negli studi di vari artisti.
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In questo periodo fece i quadri con rettangoli e le finestre. Una produzione elevata, ma che fu poco compresa all’esterno. Ottennero successo commerciale altre opere, come le acqueforti commissionategli anche da alcune istituzioni e questo linguaggio, più accessibile, favorì una maggiore circolazione di questo tipo di produzione. Nella seconda metà degli anni Ottanta i suoi rettangoli, scuri, si popolarono di lettere, X e poi A, enigmaticamente collegati alla sua ricerca senza fine sulla creazione artistica, in quel periodo approdata a studi universitari in ambito filosofico. La sua ultima mostra venne allestita nel 1990, l’anno precedente la sua morte. A cavallo tra il 2000 e il 2001 la città di Bolzano gli dedicò un’interessante retrospettiva, presso le sale del Museo d’arte moderna e contemporanea. L’unica sua figlia, Floriana, vive a Milano.
Dal 1997 il Comitato Florio Vecellio Reane ha catalogato oltre 1000 opere uniche del pittore, eseguite su tela, pannello o carta, sottolineando come «Dopo una ricerca all’insegna della fantasia e dell’emozione, l’artista ha cercato la sua sintesi nel mondo della logica».
Feliciana Mariotti
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