ALLA GALLERIA LE MUSE "PROPOSTE PER UNA COLLEZIONE"
26 Febbraio 2016
Feliciana Mariotti
Archivio 2016
Virgilio Guidi: "La Giudecca", 1928, olio su tela 62,5x75 (www.ilnotiziariodicortina.com)
TESTO DI FELICIANA MARIOTTI Si può visitare sino al 6 marzo la mostra: “Proposte per una collezione”, allestita nella Galleria Le Muse, in Corso Italia 21. Si tratta di una collettiva che riunisce le più interessanti personalità figurative dell’Otto-Novecento, che hanno avuto un grande richiamo non solo in Italia, ma anche a livello internazionale, quale ad esempio Pasini, De Nittis, Fattori (ora in una delle più importanti mostre a Palazzo Zabarella a Padova) e Saccaggi. In galleria c’è uno dei quadri più interessanti di Cesare Saccaggi, l’artista tortonese che raffigura, nell’opera “Anime solitarie”, un poeta e una fanciulla in un paesaggio lacustre, rifacendosi ai preraffaelliti e ai pittori inglesi Joshua Reynolds e Thomas Gainsborough.Per l’inconsueta tematica trattata, degno d’interesse è il quadro di Giuseppe De Nittis che raffigura a Parigi, lungo la Senna, seduta su una panchina la baby-sitter di colore che porta in carrozzina il figlio Jacques, l’amatissimo “Lolo”, avuto dalla moglie Léontine Gruvelle nel 1872. Un’atmosfera nazionale si ha con la “Veduta della Giudecca” del 1928 di Virgilio Guidi. Nell’opera, che appartiene agli anni giovanili, coesistono particolari tipici della laguna e un ruolo fondamentale gioca la luce che ferma l’immagine in una spazialità assoluta.
Guglielmo Ciardi, “Paesaggio delle Dolomiti", 1890 ca., olio su tela 24,7x34,6 (www.ilnotiziariodicortina.com)
Interessante anche il paesaggio dolomitico di Guglielmo Ciardi, l’artista, anche se noto per i suoi paesaggi lagunari, prese a compiere lunghe escursioni in montagna, che dettero nuovi spunti alla sua pittura e ne arricchirono la tematica.
Gigi Guadagnucci: “Ritmi lamellari”, 1960 ca., marmo statuario, h cm 51,5 (www.ilnotiziariodicortina.com)
Particolare è l’opera “Ritmi lamellari”, 1960, dello scultore toscano Gigi Guidagnucci, considerato uno degli ultimi maestri del marmo, che operò a lungo in Francia, dedicandosi alla scultura e alla storia dell’arte.L’opera rivela il rapporto sensuale con il marmo e la ricerca da parte dello scultore dell'essenza dell’anima.Interessante anche l’autoritratto del 1927 del pittore livornese post macchiaiolo Oscar Ghiglia che si raffigura con un’espressione intensa mentre regge in mano la tavolozza di colori e ha, alle spalle, una scultura bianca, presente anche in altre sue opere.Infine è da segnalare una scena di grande effetto eseguita da Francesco Lojacono, indiscusso protagonista della pittura siciliana del XIX secolo.
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