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UNA "MONTAGNA" DI GENTE PER IL FILM: LA PELLE DELL'ORSO

02 Marzo 2017
Feliciana Mariotti
Archivio 2017
Francesco Chiamulera con Matteo Righetto (Foto feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com) Sabato 11 febbraio, il Cinema Eden ha ospitato, sia in platea che in galleria, una "montagna" di gente. L'appuntamento in verità era speciale e prevedeva la proiezione della pellicola: "La pelle dell'Orso"  di Marco Segato e la successiva conversazione con Marco Paolini che oltre a cimentarsi come attore protagonista, insieme al giovane Leonardo Mason, ha partecipato alla sceneggiatura del film. Accanto a Paolini, erano presenti sul palco il produttore della pellicola Francesco Bonsembiante, Matteo Righetto, autore del libro da cui è stato tratto il film, e Francesco Chiamulera, responsabile di "Una Montagna di libri", la rassegna che d'inverno e d'estate anima la Conca ampezzana. Marco Paolini (Foto Feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com) La trama: Un orso terrorizza la comunità di minatori. Bisogna abbatterlo. Pietro (Paolini) è l'uomo che si fa carico di questa missione. Una missione che diventa una scommessa con il suo datore di lavoro: se ucciderà l'orso avrà 600 mila lire, se non lo farà dovrà lavorare gratis per un anno. A quel punto si avventura nei boschi, armato di fucile; lo segue il figlio, il ragazzo con cui non è mai riuscito a instaurare una sana relazione paterna… "Per togliere ogni equivoco  - ha detto Matteo Righetto -, se viene spontaneo fare un paragone con il mio libro, sappiate che il romanzo deve essere un punto di partenza, poi è necessario fare una deviazione e dare una propria interpretazione" . "Noi abbiamo voluto acquistare i diritti del libro  - ha precisato Francesco Bonsembiante - non il permesso di farne una fotocopia e il nostro tentativo è stato quello di creare un western dolomitico a metà tra il cinema d'autore e quello di genere" . Marco Paolini (Foto Feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com) "Rispetto al libro ambientato negli anni Sessanta  - ha spiegato Paolini - abbiamo voluto retrodatarlo agli anni Cinquanta perché una storia inventata non poteva irrompere nella realtà del Vajont. Noi oggi non ci ricordiamo di quel periodo io stesso ho dovuto fare un assemblaggio della mia memoria, quando i genitori si esprimevano con uno schiaffo e, a seconda della forza con cui lo davano, si capiva quanto volevano bene ai figli. La figura di Pietro non è certo positiva ma fa capire che più una società è liquida più ci si affeziona a uomini e donne che assomigliano a crode. Mi è piaciuto dare forma a quell'uomo anche perché mi dava un senso di nostalgia". Il film popolare è ricco di pathos e di lunghi silenzi, viene meno il linguaggio delle parole a favore di quello gestuale, ampio spazio è dato alle immagini sia della natura che fa da cornice al film, sia ai soggetti coinvolti nella storia. I sentimenti sono ben definiti e fanno fatica a sbloccarsi, anche per il carattere rude della gente rappresentata. Al centro c'è il rapporto di un padre (Paolini) e un figlio (Mason tredicenne) e la figura di un Orso, Brummi, che ha lavorato con George Clooney e Brad Pitt e aveva una controfigura per i primi piani in quanto era senza denti. Bonsembiante e Paolini (Foto Feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com) "L'Orso  - ha detto Righetto - ha un significato ancestrale, racchiude le nostre paure e ucciderlo significa superarle… in questo caso riavvicinando il figlio al padre" . L'intera pellicola è stata girata in Veneto, soprattuto in Valzoldana, e ha utilizzato attori veneti, anche quelli che vivono a Roma. "La pecca del Veneto rispetto ad altre regioni  - ha voluto sottolineare Francesco Bonsembiante - è che non ha un fondo che possa attrarre produzioni e non possiede una film commission, un coordinamento delle organizzazioni che si occupano di fornire servizi nell'ambito della produzione cinematografica, quindi girare in questa Regione è molto complesso anche se poi ci siamo riusciti grazie al presidente di Confindustria Belluno Dolomiti Luca Barbini e ai De Rigo". Grande l'interpretazione di Paolini, ma anche del giovane Leonardo Mason. Per interpretare la figura del figlio hanno partecipato al casting 800 ragazzini, poi scremati sino ad arrivare a 200, selezionati dal regista e dal produttore sino a scegliere  "questo tredicenne che ama giocare a rugby, - ha precisato Paolini -  e ha le idee chiare sul suo futuro". Un bellissimo film e un'interessante e divertente conversazione.
Feliciana Mariotti
Pubblicato su "Il Notiziario di Cortina" n. 13 del 15 febbraio
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