LE ROSE VEICOLO DI COMUNICAZIONE NEL MONDO DELL’ARTE
16 Maggio 2019
Feliciana Mariotti
Archivio 2019
Padiglione Austria - Foto Feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com
La 58. Esposizione Internazionale d’Arte ha da poco aperto i battenti a Venezia, riscuotendo sin dai giorni della pre-inaugurazione grande successo. Ha fatto parlare molto per la mancanza di un tema unico che leghi le esposizioni dei Giardini con quelle dell’Arsenale. In realtà il visitatore riscopre le peculiarità e le contraddizioni dei nostri tempi.
Da sempre la rosa, nell’immaginario collettivo, è associata a significati e simbologie varie: può rappresentare, in base al colore, la passione e l’amore, la purezza, la vanità, la bellezza, la decadenza o la morte. La rosa nell’arte è per lo più simbolo dell’amore che trionfa, è legata al mito di Venere e Adone, indica i martiri e i tormenti subiti, la rosa bianca simboleggia la purezza virginale.
In alcune lavori questo fiore ha avuto un ruolo fondamentale; si pensi al bassorilievo di Santa Maria della Rosa o Madonna della Rosa del XV secolo, collocato a Orzinuovi, in provincia di Brescia, alle opere del pittore inglese Lawrence Alma Tadema: “Le rose di Eliogabalo” e di Salvator Dalì “La Rosa meditativa”.
Esterno del Padiglione Romania (Foto Feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com)
In altri casi le rose hanno un ruolo secondario, come le rose che Giovanni Boldini spesso sceglieva di posizionare sulle stesse donne ritratte (Donna in rosa, “Contessa Zichy, 1905, Lady Colin Campbell, 1897), come accento del loro fascino e come simbolo di sensualità femminile. Senza dimenticare la splendida opera del Parmigianino “Madonna della Rosa”, 1530, oggi a Dresda.
Attualmente, alla Biennale di Venezia, questo fiore è al centro dell’opera di due diversi artisti: Belu Simon Fainaru e Renate Bertlmann, rispettivamente del Padiglione Romania e Padiglione Austria, entrambi ai Giardini.
L'approccio concettuale all’arte di Belu-Simion Făinaru ruota attorno ai temi dell'assenza, della perdita e della necessità di ricostruire i legami all’interno delle comunità. Lo scultore israeliano nato a Bucarest, in Romania e immigrato in Israele nel 1973 è presente, all’esterno del Padiglione con un omaggio alla tradizione ebraica, un wishing wall, nei cui fori si devono inserire, previo desiderio, dei petali di rose.
L’opera “Monument for Nothingness, 2019 - White wall, rose petali”, che rientra nella poetica del vuoto, non si vede subito, a un primo impatto da lontano sembra un monumento funebre che ha alla base un vaso di fiori, di rose per l’appunto. Solo facendo attenzione al cartello “Take a rose petal, make a whist and insert it in the home of the wall” si riesce a interagire con l’opera.
Lavorando con installazioni, fotografie e oggetti, l'artista utilizza spesso elementi e immagini familiari e modesti, che vengono ricontestualizzati e trasformati per creare associazioni diverse e contrastanti. Le sue serie di opere danno luogo a progetti interconnessi a lungo termine, che dislocando la realtà immediata in un'esperienza più filosofica, a volte persino mistica, si ricollegano tanto alle sue radici romeno-israeliane quanto alle attuali e pressanti questioni sociopolitiche del conflitto e della migrazione, che a volte si celano dietro un desiderio…
All'interno del Padiglione Austria - Foto feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com
Renate Bertlmann è la prima donna a rappresentare l’Austria nella storia della Biennale di Venezia, è un’artista d’avanguardia, che da oltre mezzo secolo indaga il ruolo sociale di genere, sesso e spiritualità da una prospettiva femminista. Una criticità radicale e la volontà di assumersi dei rischi sono concetti alla base dei suoi lavori rivoluzionari, ironici e regolarmente banditi da musei e istituzioni fin dagli anni Settanta.
La sua installazione si intitola: “Discordo ergo sum” (“Discordo, quindi sono”, riformulazione del principio filosofico “Cogito ergo sum“, “Penso, dunque sono”) e si esplicita in due parti all’interno del padiglione: all’entrata e nel cortile. All’entrata emerge la parte contemplativa e razionale attraverso pannelli didattici, schizzi, fotografie, pellicole, disegni e un ritratto di rivolta.
Le rose-coltelli (Foto feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com)
Quindi la sua espressione viene modificata in “Amo Ergo Sum” (“Amo, dunque sono”), un approccio sovversivo che sintetizza le sue contraddizioni artistiche, rappresentate, nel cortile, dall’installazione di rose-coltelli che sottolineano l’ambivalenza esistenziale dell’esperienza umana nel duplice aspetto passione e morte.
Feliciana Mariotti - www.ilnotiziariodicortina.com
16 maggio 2019
Belu-Simion Făinaru è nato a Bucarest, in Romania, nel 1959 ed è emigrato in Israele nel 1973. Attualmente vive a Haifa, in Israele, e Anversa, in Belgio. Le opere di Belu-Simion Făinaru sono state esposte al Documenta di Kassel (1992), alla 45. Esposizione Internazionale d'Arte, La Biennale di Venezia (1993), alla Biennale di Sonsbeek in Olanda, alla Biennale dell'Avana (2006) e più recentemente alla Biennale di Vienna (2015), alla Art Encounters Biennial (Timișoara, 2015), alla Triennale di Kathmandu (2017), alla “Socle du Monde” Biennale presso lo HEART – Herning Museum of Contemporary Art (Danimarca) e alla (Poznań, Polonia) (2018). Precedenti personali includono: Museo di Israele a Gerusalemme, S.M.A.K. Museum a Gand, M HKA ad Anversa, Lehmbruck-Museum a Duisburg, in Germania, Museum of Modern Art a Saitama, in Giappone. Belu-Simion Făinaru insegna presso il Dipartimento di Architettura della Wizo Academy di Haifa, Israele, dal 1984. Nel 2008 ha inaugurato la Biennale del Mediterraneo, e dal 2010 è direttore artistico e curatore della Biennale Mediterranea di Arte Contemporanea, in Israele, e nel 2015 ha fondato AMOCA – The Arab Museum of Contemporary Art, a Sakhnin, Israele.
Renate Bertlmann (*1943 a Vienna) negli anni 1962/63 ha iniziato gli studi all‘Academy of Arts di Oxford, in seguito ha studiato fino al 1970 all’Accademia di Belle Arti di Vienna, dove dopo il diploma ha ottenuto l’incarico di insegnamento del corso di Tecniche artistiche. Vive e lavora a Vienna. Nelle sue opere Bertlmann esplora la rappresentazione di ruoli e di corpi. Indaga le relazioni tra i sessi discutendo di temi quali la pornografia, la sessualità, la violenza, l’eros e la gerarchia. Le sue opere sono caratterizzate da un approccio provocatorio e ironico. Bertlmann è membro della Secessione viennese dal 1993 e dal 1994 coeditrice della rivista [sic!] Forum für feministische GangArten. Nel 2007 è stata insignita del Premio della Città di Vienna, cui è seguito nel 2017 il Gran Premio di Stato Austriaco. Renate Bertlmann è rappresentata dalla Galeria Steinek galerie.steinek.at e dalla Richard Saltoun Gallery www.richardsaltoun.com.
© il Notiziario di Cortina