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IL DOPING NELL’ALPINISMO OGGI ALL’INTERNATIONAL MOUNTAIN SUMMIT DI BRESSANONE

18 Ottobre 2014
Feliciana Mariotti
Archivio 2014
(f.m.) Nella giornata di oggi, sabato 18 ottobre, si è svolto a Bressanone, nell’ambito dell’edizione 2014 dell’International Mountain Summit, il convegno  “Clean and honest mountaineering – Realty or illusion”, che ha voluto analizzare il tema del doping nell’alpinismo e negli sport d’alta quota per la prima volta fuori da un ambito strettamente medico.
Il presidente della Commissione centrale medica del CAI Luigi Festi (www.ilnotiziariodicortina.com) Il Club alpino italiano, partner dell’iniziativa, ha gestito la sessione mattutina, che ha visto come moderatore il Presidente della Commissione centrale medica del CAI Luigi Festi. “Oggi viviamo in una società dove gli interessi economici, la cultura dell’apparire e la velocità la fanno da padroni. E l’alpinismo non ne è esente. Vogliamo rendere consapevoli i frequentatori delle montagne – tutti, non solo i grandi nomi dell’alpinismo - dei rischi che l’assunzione di farmaci, ad esempio il cortisone e l’acetazolamide,  possono portare alla salute”. 
Nel corso della mattinata sono intervenuti medici, specialisti ed esperti provenienti da Italia, Svizzera, Austria, Germania e Stati Uniti, che hanno spiegato come i farmaci che vengono assunti hanno lo scopo principalmente di contrastare il male acuto di montagna (causato dalla rarefazione dell’ossigeno alle alte quote), quando non si ha tempo disponibile per acclimatarsi. Il male di montagna può portare aedemi cerebrali e polmonari, che possono avere conseguenze gravi, fino alla morte.
Anche l’utilizzo dell’acetazolamide e del cortisone senza prescrizione e senza controllo possono portare a gravi conseguenze per l’organismo, in quanto in queste situazioni esso viene portato allo stremo: ad esempio diminuzione della sensibilità tattile, alterazione del gusto, disidratazione ed effetti negativi su stomaco e digestione.
“Purtroppo non abbiamo statistiche che ci dicano quante persone facciano uso di questi farmaci,perché naturalmente queste ultime non lo dicono. Nell’alpinismo non si gareggia contro nessuno, non c’è un regolamento anti doping, la questione è anche etica – continua Festi - Non ha senso arrivare in vetta, autorealizzandosi ma barando con se stessi. Molti lo fanno anche per i crescenti interessi economici che hanno pervaso l’alpinismo. Ma possono prendere farmaci anche gli alpinisti del fine settimana, che non hanno il tempo di acclimatarsi”.
E’ stata affrontata la questione anche dal punto di vista della libertà in montagna. “L’alpinismo rappresenta la libertà di frequentare la montagna, ma questa libertà diventa un alibi quando si sale con l’aiuto di farmaci fuori da controlli e prescrizioni mediche. Inoltre bisogna considerare il fatto che, nel caso di bisogno di soccorso in situazioni estreme, viene messa a repentaglio la vita di chi viene in aiuto. Anche gli alpinisti del passato prendevano qualche sostanza prodotta artigianalmente, ma un tempo si scalava per aumentare le conoscenze dell’umanità o della propria nazione, non per interessi utilitaristici o edonistici”.E’ stata analizzata anche la pratica dell’utilizzo dell’ossigeno per ovviare alla rarefazione presente alle quote più alte. Anche in questo caso ci si affida ad aiuti esterni per facilitare l’acclimatazione, “ma il discorso è leggermente diverso. Ricordiamo infatti che l’utilizzo dell’ossigeno è obbligatorio per i clienti delle spedizioni in Himalaya, proprio per ridurre la possibilità di incidenti”.

© il Notiziario di Cortina

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