Il CAI e il recupero della memoria
Franco Modigliani, Bruno Zevi, Carlo Franchetti, Alberto Moravia, Agnese Ajó, Enrico Jannetta, Emilio Segré: sono questi alcuni dei soci epurati dalla Sezione di Roma del Club Alpino Italiano dopo l'emanazione delle Leggi razziali nel 1938, riammessi formalmente il 25 gennaio, con la consegna agli eredi di una tessera alla memoria da parte del presidente generale del Cai Antonio Montani.
Responsabilità nel dare continuità alla politica razziale fascista
L'occasione è stata l'incontro con l'Unione delle comunità ebraiche italiane e la Comunità ebraica di Roma che si è tenuto il 25 gennaio nella capitale, durante il quale il Club alpino italiano ha riconosciuto la propria responsabilità nel dare continuità alla politica razziale fascista.
Foto © Lucio Virzì
In una serata carica di emozioni, denominata "Il Cai e le Leggi razziali del 1938-39" e organizzata al Pitigliani Centro Ebraico Italiano, il presidente Montani ha incontrato Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, e Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma. Oltre a loro, sono intervenuti Giampaolo Cavalieri (presidente Sezione Cai di Roma), Angelo Soravia (consigliere centrale Cai), Stefano Ardito (giornalista), Livia Steve (Cai Roma) e Fabrizio Russo (coordinatore del Consiglio centrale del Cai).
Il percorso di autocritica è stato intrapreso dal Cai dopo l'Assemblea nazionale dei Delegati del maggio 2022 a Bormio, durante la quale è stata approvata all'unanimità una mozione e un programma di indirizzo che ha impegnato il Cai a una riflessione storica ed etica, ricostruendo i fatti, rielaborando la propria storia e riammettendo formalmente le centinaia di soci espulsi in quegli anni.
Le azioni di oggi
Durante il ventennio fascista il Club Alpino Italiano fu alle dipendenze del Partito Nazionale Fascista (PNF). Quando nel 1938 il PNF emanò le "Leggi razziali" per discriminare gli ebrei ed "epurarli" dalla vita sociale, economica, politica, il presidente generale del Cai Angelo Maranesi (nominato dal regime) emanò una circolare alle Sezioni che ordinava di identificare ed espellere i soci ebrei. Dopo la seconda guerra mondiale, escludendo poche Sezioni, tra cui quella di Biella, non c'è stato da parte del Cai un atto formale di revisione e riammissione dei molti soci espulsi.
Sono diverse le azioni su cui il Cai è al lavoro oggi: dall'adeguamento dei testi storici riportati sul sito, all'edizione di una pubblicazione di approfondimento tratta dalla ricerca storica di Lorenzo Grassi, dalla posa di pietre d'inciampo a memoria dei soci deportati e assassinati all'organizzazione di iniziative nelle Sezioni e nei territori nel Giorno della Memoria, dall'emissione di un bando di finanziamento per la conservazione e catalogazione degli archivi storici delle Sezioni all'organizzazione di un convegno storico-scientifico. Fino ad arrivare a una mostra digitale stabile da realizzare con il Museo nazionale della montagna di Torino.
I soci di famiglia ebraica del Cai Roma negli anni '30
Per quanto riguarda la Sezione di Roma, il 25 gennaio Livia Steve ha presentato la sua ricerca sui soci di famiglia ebraica negli anni '30. «È stato un grande viaggio nella vita di tante persone. Erano circa 200 le persone di famiglia ebraica iscritte alla nostra Sezione in quel periodo», si legge nel testo. «Di questi, più di 100 sono stati espulsi dal lavoro e dalla scuola nel 1938 e poi dal Cai nel 1939. Molti altri non hanno rinnovato l'iscrizione tra il 1937 e il 1939 perché colpiti dalle leggi razziali, in vari casi sono scappati ed emigrati. Ci sono anche 50 studenti di famiglia ebraica iscritti dal Partito fascista alla Gioventù italiana del Littorio, Gruppi universitari fascisti e al Cai: naturalmente anche loro non sono più stati soci nel 1939».
Dopo la serata del 25 gennaio, seguiranno altre iniziative che coinvolgeranno le Sezioni, a partire dal Cai Milano, che oggi organizza una serata per ricordare e rendere onore agli oltre 70 soci epurati negli anni delle leggi razziali.
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