Intervista a Violante Placido, giurata di Cortinametraggio 2022
Violante Placido sarà a Cortina d’Ampezzo in occasione di Cortinametraggio 2022, il festival dei corti, ideato e presieduto da Maddalena Mayneri. La manifestazione si svolgerà nella Conca Ampezzana dal 20 al 27 marzo.
Abbiamo raggiunto al telefono la famosa attrice.
Sarà al Festival dei corti nella veste di giurata, ma anche per la presentazione di un corto “Cavia”, inserito in Cortinametraggio 2022 come Evento speciale. Che cosa ci può anticipare del cortometraggio?
É rimasto nel cassetto per diversi anni, come se fosse stato congelato, finalmente è stato tirato fuori e presentato in Italia tra il 2021 e il 2022. La regia è di Rolando Stefanelli che, oltre a essere un mio parente, è un artista che stimo molto, sensibile, diretto, veritiero e crudo. Sono felice di aver lavorato con lui. “Cavia” gioca sui dialoghi e descrive la fragilità umana. Racconta l’incontro tra due persone e forse una vuole sedurre l’altra…
Questo non è il primo corto che interpreta, ci sono stati anche "Revenge room" e "The hand in the cap"…
In realtà c’è anche “Sweetheart” in cui recito insieme a Marco Giallini. Queste pellicole trattano tematiche concrete e, anche se non si riferiscono alla nostra realtà personale, descrivono argomenti di grande attualità che ognuno recepisce secondo la propria sensibilità. Sicuramente fanno riflettere.
L’abbiamo vista in questa stagione in “Fino all’ultimo battito”, come è stato essere diretti da Cinzia TH Torrini?
Entusiasmante! Cinzia è un vulcano e ha una sensibilità femminile. Sono stata felice di girare “Fino all’ultimo battito” e mi sono trovata bene. Con la regista c’è stato pure uno scambio reciproco di vedute. Di per sé la fiction, per il ruolo drammatico, ha richiesto una particolare preparazione ed è stata faticosa da interpretare.
Quale consiglio darebbe ai giovani registi e agli attori che si affacciano per la prima volta al mondo del cinema?
Direi: “Iniziate a raccontare i conflitti!” Senza conflitti non c’è storia. Si deve fare in modo che il pubblico riesca a compiere il viaggio e riesca a immedesimarsi. Gli artisti debbono guardarsi dentro perché più una persona si conosce e più riesce a trasmettere le proprie emozioni. Devono raccontare gli eventi da un nuovo punto di vista. Non esistono solo i conflitti e le tragedie, ma anche le commedie. Mai come in questo momento abbiamo bisogno di leggerezza anche se non è facile.
Oggi, vicino a noi si combatte. Cosa ha detto a suo figlio?
Proprio nel weekend con mio figlio ho fatto alcuni poster sulla pace, ma per un senso di protezione cerco di non fargli vedere troppa televisione. Quello che sta accadendo è terribile. Sono preoccupata. Rimango basita davanti a tutto quello che sta accadendo. Sono sempre stata dell’idea che i conflitti si combattono parlando, con la forza della cultura e non con quella delle armi, accettando e rispettando le diverse opinioni. Forse l'uomo farà a meno della guerra quando si evolverà abbastanza da convogliare le proprie energie nelle conoscenze per una crescita comune, anche se spesso gli interessi economici prevalgono su tutto, anche sulla vita delle persone.
Perché ama Yoko Ono?
Sono cresciuta come artista con il suo esempio. In più nel recital “Femmes fatales” è tra le cinque donne che hanno fatto della loro arte un percorso di scoperta personale. Yoko Ono è una donna interessante, un’artista musicista, una performer, con una particolare visione del mondo, un’attivista contro la violenza di genere e per la pace nel mondo. “Imagine”, il brano di cui è co-autrice, ha la grande capacità di unire la musica alla lotta per la pace. A Reykjavik (Islanda) è stata eretta la sua “Torre della pace”, una struttura ideata per ricordare l'ex marito John Lennon nel giorno del suo sessantasettesimo compleanno. La torre è costituita da pannelli con la scritta “Imagine peace” tradotta in ventiquattro lingue diverse. Con “Peace is Power” l’artista ha concluso il suo lavoro con il MoMA. Yoco non si è fermata e continua con il suo stile e il suo pensiero a dare un segno, a farci meditare. Ogni giorno, dai primi di marzo, alle 20.22 gli schermi pubblicitari di numerose piazze sparse nel mondo (da Londra a Los Angeles, Milano, Berlino, Melbourne, New York e Seoul) sospendono la consueta programmazione pubblicitaria per illuminarsi con una scritta nitida e lampante, nero su bianco: “Imagine Peace”. Ricordo una sua frase: “Immaginare è qualcosa che tutti possiamo fare, anche quando abbiamo opinioni diverse su come arrivarci”.
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